20/02/2021

CVUP Recommended: Josè Gonzales

Bertrand, CC BY 2.0 , via Wikimedia Commons

Nick Drake è stata la meteora più fruttifera della storia della musica. Con soli tre dischi pubblicati è riuscito (seppur timidamente) a farsi spazio tra i suoi colleghi cantautori più celebri (Bob Dylan, Neil Young, John Martin, James Taylor e tanti altri), senza praticamente mai mostrarsi in pubblico. Il suo sound così meschino, intimo, accurato, timido e trasudante di gentilezza e poesia ha attirato una folta schiera di artisti che, dai fiordi norvegesi al Quebec, passando per le periferie di Londra, ha lasciato un chiaro segno di redenzione verso il cantautore inglese, soprattutto negli anni postumi alla sua breve vita.

Dal 1974 ad oggi, una linea temporale di quarant'anni separa Nick Drake da un degno erede, Jose Gonzales, nato artisticamente nel 2003. Gonzales, nonostante il nome è un cantante e chitarrista svedese, classe 1978. L’ho conosciuto grazie alla sua splendida performance acustica (come la maggior parte delle sue esibizioni) filmata presso la stazione radio di Seattle KEXP, una "Mecca digitale" importante per tanti artisti moderni.

Sembra alquanto surreale che il giovane Gonzales abbia mosso i primi passi nella musica militando in una band punk-hardcore della sua città (Goteborg), ma poi abbia pubblicato nel 2003 un disco nu-folk, collocabile diametralmente al genere musicale opposto. 

Il suo stile, infatti, risulta un’autentica poesia musicale, un mantra acustico e lievemente oscuro, con colori pastellati ed atmosfere effimere mai banali, che lo contraddistinguono dai suoi colleghi contemporanei per la purezza analogica ed “asciutta” dei suoi arrangiamenti.

Questi sono gli ingredienti che il cantautore porta in tutte le sue pubblicazioni, da “Veneer” (album d’esordio del 2003 che contiene la fortunata cover Heartbeats dei The Knife) a “In our nature” (2007) sino ad arrivare a “Vestiges & Claws” (2015), pubblicato a ben 8 anni di distanza dal precedente. 

Nel suono della chitarra di Jose Gonzales, come nella sua voce, si ritrovano i chiari riferimenti allo stile di Nick Drake, a partire dall’uso di accordature aperte (ovvero non standard) della chitarra sino alla scelta dei timbri, mai eccessivamente brillanti, ma piu delle volte "opachi". Quello che avvolge l’ascoltatore è un flusso sonoro in cui la chitarra di Josè si fa spazio tra percussioni e ritmi downtempo, paesaggi blueseggianti e battiti vagamente tribali sullo sfondo, il tutto condito da un intimo riverbero da camera da letto. La prima volta che ascoltai “Every Age”, brano presente in “Vestige & Claws”, rimasi piacevolmente coinvolto dal bellissimo climax acustico, arricchito da un testo che racconta, molto saggiamente, il destino di ogni epoca dell’umanità.



Author: Carlo Peluso